SOLIDARIETA’ A TAGLIAFERRI: INDAGATO PERCHE’ FA L’AVVOCATO SUL SERIO
“Ci sono elementi per dire (???) che Giacomo Cascalici si servisse dell’Avvocato per acquisire informazioni in merito all’arresto di sodali al chiaro fine (!!!!!) di conoscere le contestazioni, gli elementi di prova, le eventuali dichiarazioni…”.
Questo scrivono i giornali per dare la notizia che l’Avvocato Francesco Tagliaferri, noto professionista, già Presidente della “Camera Penale” di Roma è “indagato”, probabilmente di “concorso esterno” (è contestata ai clienti l’associazione di stampo mafioso).
Dunque secondo la scienza giuridica “antimafiosa” della dott. Maria Paola Tomaselli (non si sa se su richiesta di un “conforme” P.M. e di quale) informarsi dello stato di un processo per reato associativo (plurisoggettivo) dei fatti contestati agli altri imputati dello stesso reato (elemento di una condotta comune) degli elementi di prova (che, data l’imputazione, sono naturalmente, in tutto o in parte “comuni”) fare, cioè l’Avvocato difensore e farlo bene nell’interesse dei clienti è reato. E non reato da poco. Questo “avvocato sul serio” a detta della giurista G.I.P. era “ben conscio di fornire un contributo che nulla aveva a che fare con il mandato (!!!!????!!!!)… professionale”.
Ci mancherebbe altro! Quella attività avrebbe potuto portare (orrore!!) al proscioglimento degli imputati, dare un “contributo” alle “partes adversae”, al demonio (fugite partes adversae! dell’esorcismo!!).
Fare l’avvocato va bene, ma se lo si fa “rischiando” di far assolvere gli imputati non si è più avvocati, ma “concorrenti esterni”.
Credo che questo dell’Avvocato Francesco Tagliaferri cui ho espresso la solidarietà mia e dei lettori sulla mia pagina FB (che invito, se non l’hanno già fatto, ad unirsi alla solidarietà ed alla protesta) sia un caso esemplare di ciò a cui vorrebbero ridurre la funzione difensiva nei “processi di lotta”. Una concezione che, peraltro tende ad espandersi non solo territorialmente, ma ai processi di ogni genere.
E’ del resto un ritorno all’antico. Nel mio libro “La Pornofotografa e il Cardinale – Storia di una pentita celebre e di un processo infame nella Roma di Pio IX” la condizione dei difensori e dell’attività di difesa era esattamente, o quasi, quella conforme al pensiero giuridico della dott. Tomaselli.
Non posso fare a meno, di fronte al caso di un valoroso Avvocato aggredito perché fa con completezza e puntualità il suo dovere, di pensare, invece a quell’avv. di Agrigento, “famigliare dell’Inquisizione”, “ispiratore di giustizia”, condannato in diecine di processi per diffamazioni, calunnie ed altro, che è stato “affidato in prova”, invece del carcere, per un anno e quattro mesi, con prescrizione sul modo in cui dovrà esercitare la professione “senza commettere reati”, con tanto di orario di studio etc. etc.
Per il Partito dei Magistrati il modo in cui è lecito (e tollerato) fare l’avvocato è più quello cui è tenuto l’avv. Giuseppe Arnone da Agrigento in forza di una ridicola ordinanza del Tribunale dell’Esecuzione di Palermo, che quello del nostro Avvocato Francesco Tagliaferri, galantuomo che “pretende” fare il difensore difendendo sul serio gli imputati.
Auguri, Collega Tagliaferri!!!
Mauro Mellini
12.03.2018