L’ISEE è un documento importantissimo perché consente di ottenere Assegno Unico e altri bonus in proporzione alla situazione economica.
I cittadini devono redigere l’attestazione nei tempi indicati e anche immettere nel documento tutte le informazioni utili per far sì che la DSU dia il risultato giusto.
Molti sentono parlare di “scala di equivalenza” non sapendo però bene di cosa si tratti, o come venga calcolata. Ecco allora le precisazioni degli esperti.
Occhio alla scala di equivalenza, i valori per l’ISEE vengono misurati solo se si risponde ai requisiti richiesti
La scala di equivalenza è tecnicamente un indicatore usato per calcolare il valore finale dell’ISEE, ed è preso in considerazione per erogare eventuali bonus ma non si rifà solamente alla condizione economica del nucleo familiare, bensì anche di situazioni che danno diritto a maggiorazioni.
Ad esempio, quando le maggiorazioni spettano per i figli minorenni o se nel nucleo familiare c’è una persona disabile.
La scala di equivalenza è pari a 1 se nella famiglia c’è un solo soggetto; sale a 2,04 se la famiglia è composta da 3 persone, e nel caso di figli minorenni si aggiunge una maggiorazione di 0,2 punti, che sale a 0,3 se il minore ha meno di 3 anni: infine la scala è pari a 2,85 se nel nucleo ci sono 5 persone.
Oltre a questi parametri però, bisogna sapere che la scala di equivalenza o le maggiorazioni non sempre vengono calcolate al massimo del valore. Infatti le maggiorazioni vengono erogate solamente se nel nucleo familiare entrambi i genitori lavorano, oppure se il nucleo è composto da un solo genitore anche questo deve lavorare. In entrambi i casi, c’è necessità che il genitore o i genitori abbiano lavorato (subordinati o autonomi) per almeno 6 mesi nell’anno di riferimento dei redditi presi in considerazione ai fini ISEE.
Dunque non è detto che a tutti spettino le maggiorazioni, anche se il concetto può sembrare paradossale. Infatti se in un nucleo familiare c’è un genitore che non lavora (e capita spesso siccome le donne difficilmente trovano lavoro o tornano presto al loro impiego dopo aver fatto un figlio) in teoria c’è più bisogno di aiuti e sussidi.
Si tratta di quei meccanismi “contorti” che il Governo mette in pratica e che quando il cittadino ne viene a conoscenza può rimanere perplesso. Succede anche col taglio dell’Irpef sulle pensioni che, di fatto ha dato più soldi a fine mese a chi ha redditi più alti, e pochi spiccioli a chi ha una pensione bassa. Ma tant’è, le normative al momento prevedono questo e ben poco ci si può fare.