Smartphone sotto l’attacco degli hacker: come entrano nei dispositivi seminando il panico

Gli hacker conoscono purtroppo tutti i trucchi per attaccare gli smartphone con i famosi virus. Ecco come ci riescono.

Gli smartphone sono senza dubbio i dispositivi più presenti nella vita quotidiana, nel mondo ci sono infatti circa 6,8 miliardi di cellulari intelligenti. Questi apparecchi hanno inoltre una storia lunghissima alle spalle, la loro origine risale addirittura al 1973.

smartphone sotto attacco hacker
Smartphone sotto attacco (Giustiziagiusta.info)

In quell’anno, un ingegnere americano della Motorola effettuò la prima chiamata della storia con un cellulare, mediante il prototipo Motorola Dynatac 8000x. Quest’ultimo era sostanzialmente un telefono portatile senza filo, in grado di memorizzare solamente 30 numeri di telefono.

Oggi, gli smartphone possiedono invece una tecnologia quasi fantascientifica: fotocamere ad altissima risoluzione, memoria infinita e connessione ad internet. Tuttavia, i famosi pirati informatici possono comunque attaccarli attraverso alcuni metodi semplici ed efficaci.

Hacker, ecco come riescono ad accedere

Gli attuali smartphone sono ovviamente dei dispositivi all’avanguardia, possiedono infatti degli strumenti altamente tecnologici. Ciononostante sono tuttora vulnerabili agli attacchi hacker: i cyber criminali sono quindi perfettamente in grado di oltrepassare le difese informatiche e di carpire i dati sensibili.

smartphone sotto attacco hacker
Hacker in azione (Giustiziagiusta.info)

Come riescono allora ad intrufolarsi senza problemi? Secondo alcuni esperti, sarebbero proprio i sensori luminosi degli smartphone a permettere agli hacker di entrare nel dispositivo. Ciò che preoccupa maggiormente le autorità competenti, è il fatto che gli attuali cellulari contengano tutti i dati sensibili del proprietario. I pirati informatici possono perciò trovare le password, le foto personali, i numeri di telefono, i dati bancari e tante altre informazioni.

Ad ogni modo, i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT), situato a Cambridge (Stati Uniti), hanno confermato che i sensori di luce degli smartphone sono altamente vulnerabili. Questi ultimi, a differenza della fotocamera o del microfono, non richiedono l’autorizzazione all’utente. Ciò significa che possono liberamente captare i livelli di luce ambientale per regolare la luminosità dello schermo.

I ricercatori americani hanno infatti scoperto che è possibile utilizzare le variazioni di luce, captate grazie ad un algoritmo, per ricostruire il percorso eseguito dalle dita dell’utente nelle vicinanze dello schermo. In altre parole, gli hacker potrebbero seguire le sagome delle dita in tempo reale, per intuire il punto esatto in cui l’utente preme il dito sullo schermo.

Conoscendo la direzione dei click si possono ovviamente intuire i numeri digitati delle password. Tuttavia, l’algoritmo che capta le variazioni di luce è attualmente poco preciso, le sagome delle dita che riesce ad ottenere sono infatti leggermente sfocate. Il processo richiede inoltre 3 minuti e 18 secondi, è perciò difficile seguire il movimento della mano in tempo reale.

In base agli ultimi studi effettuati dal MIT, gli hacker più esperti potrebbero comunque sviluppare un algoritmo migliore per ottenere delle immagini più nitide. Per questo motivo, tutti dovrebbero impostare la luminosità dello schermo su manuale, per aumentare la protezione dello smartphone.

Impostazioni privacy