Busta paga: è tuo dovere conservarla, ecco per quanto e cosa rischi

Per quanto tempo il lavoratore dipendente deve conservare la busta paga? Quello che c’è da sapere, rischi compresi, a questo riguardo.

Busta paga, per quanto tempo il lavoratore dipendente deve conservare il documento consegnatogli dal datore di lavoro? Nell’epoca della digitalizzazione dei documenti la tentazione di liberarsi alla svelta di ogni genere di scartoffie può facilmente venire.

Tempo di conservazione delle buste paga
Per quanto tempo dobbiamo conservare le buste paga? (Giustiziagiusta.info)

La busta paga, come sappiamo, è il documento rilasciato dal datore di lavoro al dipendente nel momento in cui bisogna retribuire il lavoratore. Al suo interno contiene tutte le informazioni più significative relative al rapporto di lavoro in corso.

In busta paga troviamo ad esempio i dati del datore di lavoro e del dipendente, la tipologia contrattuale (tempo determinato o indeterminato, part-time o full-time) e la retribuzione netta. Ma ci sono anche la trattenute (previdenziali, TFR, ecc.) e gli eventuali assegni familiari. Ma per quanto tempo vanno conservare le buste paga del datore di lavoro?

Busta paga, ecco per quanto tempo va conservata

Potrebbe essere che sorgano contestazioni sugli importi da dare (da parte della ditta) e da ricevere (da parte del lavoratore) e per le quali è necessario conservare tutta la documentazione. Il Codice civile italiano stabilisce che le somme che vanno a comporre la retribuzione si prescrivono in 5 anni dal momento in cui andavano corrisposte (con alcune eccezioni come l’indennità sostitutiva delle ferie, dove la prescrizione scatta dopo 10 anni).

Busta paga per quanto tempo va conservata
Ci sono almeno due motivi per cui vanno conservate le buste paga (Giustiziagiusta.info)

Ma quello di una possibile contestazione non è il solo caso in cui la busta paga potrebbe rivelarsi determinante. Parliamo del caso in cui il datore di lavoro, per una ragione qualunque, abbia omesso di versare i contributi previdenziali. In caso di omesso versamento dei contributi la busta paga cartacea potrebbe essere la prova decisiva per riuscire a farsi pagare la pensione.

Questo perché fino a 5 anni fa fede il criterio dell’automaticità. Vale a dire che i contributi verranno accreditati d’ufficio qualora fossero riscontrati. Al contrario, una volta passati i 5 anni il lavoratore può colmare la cosiddetta “carenza previdenziale” (come viene indicato il mancato versamento dei contributi) pagando l’onere relativo.

Ma a suo carico pende anche l’onere di dimostrare che nel periodo di contributi non versati era in atto il rapporto lavorativo. Per provare l’esistenza del rapporto di lavoro la busta paga spesso e volentieri rappresenta un elemento di fondamentale importanza. Ragione per cui il consiglio è quello di conservarla anche dopo i 5 anni, ovvero per un massimo di 10 anni.

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