Basta un contributo sbagliato: ecco cosa può accadere alla tua pensione

Un labirinto legale, fondato sui contributi, sul numero di figli concepiti, sull’età anagrafica. Le pensioni diventano irraggiungibili.

Pensioni in Italia: un tasto dolente. Per un cittadino comune il bonus di buonuscita dal mondo del lavoro diviene un obiettivo agognato e talvolta irraggiungibile. Sulla carta è possibile accedere alla pensione all’età di 67 anni, condizione alla quale si aggiunge un requisito contributivo minimo di 20 anni.

Pensione anticipata contributiva: è sufficiente un errore per renderla inaccessibile - giustiziagiusta.info
Pensione anticipata contributiva: è sufficiente un errore per renderla inaccessibile (Giustiziagiusta.info)

Ricordiamo, purtroppo, che il sistema pensionistico italiano si fonda sul principio contributivo e non retributivo. Il primo, in termini spiccioli, propone una media del valore dei contributi versati durante l’intera carriera professionale del cittadino; il secondo avrebbe invece stabilito la cifra pensionistica calcolandola sul valore dei contributi versati prima di abbandonare il mondo del lavoro.

Con il sistema contributivo, in media, i cittadini italiani hanno perso 180 euro mensili. Oltre al danno (lavorare per quasi mezzo secolo), anche la beffa. Detto questo, esistono una serie di agevolazioni alle quali gli italiani possono aggrapparsi disperatamente per fuggire dalla scrivania prima del tempo stabilito. Tuttavia, anche in tal caso, un semplice errore, una svista oppure un dato che si scontra con i requisiti minimi richiesti rende vano ogni tentativo di ritirata.

Il cavillo che incalza i cittadini italiani

Tutti coloro che hanno iniziato a versare i contributi dal 1996 in poi hanno diritto alla pensione anticipata contributiva, la quale prevede come requisiti il compimento dei 64 anni di età e minimo 20 anni di contributi versati allo Stato, il cui valore deve raggiungere un importo di prestazione prestabilito.

L'INPS frega gli italiani
Un anno è sufficiente: niente pensione (Giustiziagiusta.info)

Per le donne con due figli a carico, ad esempio, il calcolo dell’assegno pensionistico deve risultate 2,6 volte superiore dell’assegno sociale (534 euro circa al mese), mentre con un figlio a carico il tetto minimo sale a 2,8. Per tutti gli altri – uomini e donne senza figli, comuni lavoratori privati e pubblici – il valore dell’assegno pensionistico deve essere 3 volte superiore all’assegno sociale.

In cosa risiede dunque il cavillo, la “fregatura”? Ebbene, è sufficiente il versamento di un solo anno di contributi prima del 1996 per rendere la pensione anticipata contributiva inaccessibile. Il riscatto degli anni universitari, ad esempio, così come l’anno di leva, ma anche semplicemente un’eventuale assunzione registrata nel ’95 – tutto questo è sufficiente all’INPS per negare categoricamente al cittadino la sua agognata pensione.

Il sistema si costruisce così su un labirinto legale, fondato sugli anni di contributi, sull’età anagrafica e persino sui figli (e il numero di figli) concepiti. Tale complessità è inevitabile che produca frustrazione nei cittadini italiani.

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