
Cassazione: licenziamento legittimo per chi invia tardi il certificato di malattia
La Corte Suprema di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale nel rapporto tra lavoratore e datore di lavoro: l’obbligo della tempestiva presentazione del certificato medico in caso di malattia è imprescindibile, pena il rischio di licenziamento per giusta causa. Questo orientamento è stato confermato da una sentenza emessa il 22 maggio 2025, che ha coinvolto una dipendente licenziata proprio per aver consegnato il certificato medico con un ritardo ritenuto ingiustificato.
Il caso della dipendente licenziata per ritardo nel certificato medico
La vicenda riguarda una lavoratrice assente per cinque giorni per motivi di salute. Pur avendo presentato successivamente il certificato medico, la donna lo aveva fatto con un netto ritardo rispetto ai termini previsti. Il datore di lavoro, ritenendo tale comportamento una violazione grave degli obblighi contrattuali, ha proceduto al licenziamento per giusta causa, motivando la decisione con il venir meno del rapporto di fiducia.
La dipendente ha impugnato il provvedimento, sostenendo che si trattasse di una semplice dimenticanza e che la sanzione inflitta fosse eccessiva. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento, sottolineando che l’assenza ingiustificata, anche se motivata da malattia ma non tempestivamente comunicata e certificata, costituisce una violazione grave degli obblighi lavorativi.
La funzione nomofilattica della Corte di Cassazione e l’importanza del certificato medico
La Corte Suprema di Cassazione, con sede nel Palazzo di Giustizia di Roma, rappresenta il massimo organo giudiziario italiano, in grado di assicurare l’uniforme interpretazione delle norme di diritto a livello nazionale. Come “giudice di legittimità”, la Cassazione verifica che le sentenze dei giudici di merito siano conformi alla legge, senza entrare nel merito dei fatti.
In questo senso, la decisione del 22 maggio 2025 si inserisce nella funzione nomofilattica della Corte, che mira a garantire la corretta applicazione delle norme relative ai rapporti di lavoro. La puntualità nella presentazione del certificato medico è infatti un obbligo previsto dalla normativa vigente e dai contratti collettivi, indispensabile per la regolare gestione delle assenze per malattia.
Il certificato attiva automaticamente la comunicazione con l’INAIL, che a sua volta informa il datore di lavoro. Il mancato o tardivo invio del certificato viene quindi considerato una “assenza ingiustificata”, con tutte le conseguenze disciplinari e contrattuali del caso, fino al licenziamento.
Aspetti normativi e giurisprudenziali sul rapporto di lavoro e malattia
L’ordinamento italiano, in conformità con la Costituzione e il Codice Civile, tutela il diritto del lavoratore alla malattia, ma impone anche l’obbligo di rispettare le procedure per la comunicazione dell’assenza. L’articolo 2110 del Codice Civile stabilisce che il lavoratore deve dare tempestiva comunicazione al datore di lavoro e giustificare l’assenza mediante certificato medico.
La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha più volte ribadito che il ritardo nella presentazione del certificato può configurare un inadempimento tale da giustificare il licenziamento per giusta causa, soprattutto quando l’assenza ingiustificata determina un concreto pregiudizio per l’organizzazione aziendale e il rapporto fiduciario.
La sentenza più recente conferma questo indirizzo, evidenziando che la sospensione o la dimenticanza non possono essere tollerate se arrecano danno all’azienda e al corretto svolgimento del lavoro.
Il ruolo della Corte di Cassazione nell’interpretazione uniforme della legge
La Corte di Cassazione, istituita nel 1923 e composta da 65 giudici, svolge un ruolo cruciale nel sistema giudiziario italiano. Non giudica sul merito dei fatti, ma sulle questioni di diritto, assicurando che le norme siano applicate in modo coerente su tutto il territorio nazionale.
Con la riforma Cartabia del 2023, la Corte ha rafforzato il suo ruolo nomofilattico, coordinando l’interpretazione delle norme anche nelle materie del diritto del lavoro. Le sentenze emesse in composizione di Sezioni Unite, che coinvolgono i giudici più esperti e autorevoli, costituiscono un punto di riferimento vincolante per i giudici di grado inferiore.
In questo contesto, la decisione del maggio 2025 sul ritardo nella presentazione del certificato medico si inserisce in una linea giurisprudenziale consolidata, che tutela il datore di lavoro e il corretto funzionamento dell’organizzazione aziendale, senza negare i diritti del lavoratore.
Conclusioni operative per i lavoratori e le aziende
La pronuncia della Corte Suprema di Cassazione rappresenta un monito chiaro per i lavoratori: la malattia deve essere tempestivamente comunicata e documentata con il certificato medico nei termini previsti, pena conseguenze disciplinari anche molto gravi, fino al licenziamento.
Per le aziende, la sentenza conferma la possibilità di tutelare il proprio interesse organizzativo e la fiducia nei confronti del personale, agendo con rigore in caso di inadempienze. È infatti fondamentale che le procedure interne prevedano e vigilino sulla corretta gestione delle assenze e delle certificazioni mediche, in conformità con le indicazioni normative e giurisprudenziali.
Inoltre, la sentenza sottolinea l’importanza del sistema di comunicazione automatica tra lavoratore, INAIL e datore di lavoro, che rappresenta oggi uno strumento efficace per il controllo e la trasparenza della gestione delle assenze per malattia.