
Estathè e Coca Cola fanno male? - Giustiziagiusta.info
La sete è un bisogno quotidiano ma, prima di aprire una lattina di Coca-Cola, una bottiglia di Pepsi o un contenitore di Estathé, è importante riflettere su cosa si sta effettivamente consumando.
Recenti studi e analisi hanno evidenziato la presenza di una serie di sostanze chimiche, tra cui PFAS e pesticidi, che si nascondono nelle bevande analcoliche più popolari, suscitando preoccupazioni sull’impatto sulla salute dei consumatori.
La presenza di PFAS e pesticidi nelle bevande analcoliche più diffuse
Le cosiddette sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono composti chimici persistenti nell’ambiente e nel corpo umano, noti per la loro resistenza alla degradazione. Questi contaminanti, spesso definiti “sostanze chimiche eterne”, sono stati rilevati in diverse bevande gassate e tè freddi, tra cui marchi di largo consumo come Coca-Cola, Pepsi, Fanta ed Estathé.

Le analisi condotte da laboratori indipendenti, citate nell’inchiesta pubblicata da GreenMe.it, hanno evidenziato livelli variabili di PFAS e residui di pesticidi, sostanze utilizzate nelle coltivazioni delle materie prime impiegate per la produzione di tali bevande. La contaminazione non deriva direttamente dal processo produttivo, ma dalla presenza di queste sostanze chimiche nell’acqua utilizzata e negli ingredienti agricoli, come gli agrumi e le foglie di tè.
I PFAS sono associati a numerosi rischi per la salute umana, tra cui alterazioni del sistema immunitario, problemi endocrini e potenziali effetti cancerogeni. La loro presenza in alimenti e bevande è oggetto di crescente attenzione da parte delle autorità sanitarie internazionali e nazionali. In Italia, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha recentemente aggiornato i limiti consentiti per questi composti, imponendo standard più rigorosi per la tutela dei consumatori.
Tuttavia, la regolamentazione vigente non copre ancora in modo esaustivo tutte le possibili fonti di contaminazione, soprattutto per quanto riguarda prodotti come le bevande analcoliche industriali. L’assenza di limiti specifici per i PFAS in tali bevande rappresenta un vuoto normativo che, secondo esperti, dovrebbe essere colmato al più presto per garantire maggiore sicurezza.
Per i consumatori attenti alla salute, è importante adottare alcune semplici precauzioni. Prediligere bevande biologiche o artigianali, che utilizzano materie prime coltivate senza pesticidi e acqua controllata, può ridurre significativamente l’esposizione a sostanze nocive. Inoltre, limitare il consumo di bevande industriali e variare le fonti di idratazione, preferendo acqua naturale o infusi fatti in casa, è una strategia consigliata.
La crescente sensibilità verso questi temi ha portato alcune aziende a investire in processi produttivi più sostenibili e a comunicare con maggiore trasparenza la qualità delle materie prime impiegate. Tuttavia, la responsabilità principale rimane nelle mani delle istituzioni, chiamate a rafforzare i controlli e a introdurre normative più stringenti per la tutela della salute pubblica.
La consapevolezza dei consumatori è quindi un elemento cruciale per stimolare un cambiamento positivo nel mercato delle bevande analcoliche. Conoscere ciò che si beve non è solo una questione di gusto, ma una scelta fondamentale per la propria salute e per la tutela dell’ambiente.