
Le conseguenze disciplinari e penali per chi aggredisce sul lavoro(www.giustiziagiusta.info)
Le aggressioni fisiche sul posto di lavoro rappresentano una problematica sempre più rilevante e complessa.
Stress e tensioni quotidiane possono sfociare in comportamenti violenti che non solo ledono la dignità e l’incolumità delle persone coinvolte, ma compromettono anche il clima e la produttività aziendale. Alla luce delle più recenti normative e studi, analizziamo quali sono i rischi e le sanzioni per chi si rende autore di violenze sul luogo di lavoro, soffermandoci su tutele, responsabilità e strategie di prevenzione.
Chi commette un’aggressione fisica sul posto di lavoro può incorrere in sanzioni disciplinari molto severe, che variano dal semplice rimprovero alla sospensione fino al licenziamento per giusta causa. La gravità del provvedimento viene valutata in base alla natura e all’entità dell’aggressione, che può andare da una lieve spallata fino a un pugno o all’uso di oggetti contundenti. Il procedimento disciplinare prevede obbligatoriamente la contestazione scritta e il diritto di difesa del lavoratore coinvolto, con termini precisi per la comunicazione del provvedimento.
Nel dettaglio, le sanzioni possibili includono:
- Ammonizione scritta per infrazioni meno gravi;
- Multe fino a quattro ore di retribuzione base;
- Sospensione dal lavoro e dalla retribuzione fino a 10 giorni;
- Trasferimento ad altra sede o reparto;
- Licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo.
La giurisprudenza italiana conferma che le aggressioni fisiche costituiscono una giusta causa di licenziamento, anche quando si verifica una rissa tra più persone sul luogo di lavoro, salvo che l’azione violenta sia stata effettuata per legittima difesa.
Oltre alle sanzioni sul piano del rapporto di lavoro, chi aggredisce può essere perseguito penalmente per reati quali percosse, lesioni personali o maltrattamenti. Le pene variano da una multa a mesi di reclusione, a seconda della gravità dell’atto e delle conseguenze per la vittima. Sul piano civile, inoltre, è possibile richiedere un risarcimento per danni morali, materiali e fisici subiti, sia da parte del lavoratore aggredito sia del datore di lavoro che ha subito un danno reputazionale o materiale a causa della condotta violenta.
Il fenomeno delle aggressioni sul luogo di lavoro: dati e categorie a rischio
Secondo l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, circa un lavoratore su cinque in aziende con più di 10 dipendenti ha subito forme di violenza o molestie durante l’attività lavorativa. Questi episodi includono insulti, minacce, aggressioni fisiche e psicologiche e possono provenire sia da colleghi o superiori, sia da clienti e utenti finali.
Le categorie più esposte sono i professionisti in costante contatto con il pubblico, in particolare il personale sanitario, gli operatori delle forze dell’ordine e gli addetti ai servizi di emergenza. Uno studio osservazionale condotto tra i medici iscritti all’Ordine di Roma ha evidenziato come il 66,5% abbia subito almeno un episodio di aggressione nel corso della carriera, con una maggiore incidenza tra le donne e tra coloro che lavorano a tempo pieno nelle strutture territoriali o nei servizi di emergenza.
Le conseguenze di tali aggressioni si riflettono non solo sulla salute fisica e mentale delle vittime – con disturbi del sonno, stress, calo di concentrazione e infortuni – ma anche sulla produttività aziendale, che risente di assenze e diminuzione della capacità lavorativa.

Fino a pochi anni fa, la violenza sul posto di lavoro era regolata da linee guida e raccomandazioni, senza un riconoscimento normativo chiaro e vincolante. La Legge n. 4 del 15 gennaio 2021 ha rappresentato una svolta fondamentale, ratificando la Convenzione ILO n. 190 e riconoscendo ufficialmente la violenza e le molestie come violazioni dei diritti umani e ostacoli al lavoro dignitoso.
Questa normativa crea un quadro di riferimento a livello nazionale per la prevenzione, la valutazione del rischio e la gestione degli episodi di violenza in ambito lavorativo. Le aziende sono così chiamate a implementare misure strutturali e organizzative per tutelare i lavoratori, tra cui:
- Installazione di barriere fisiche nelle postazioni a contatto con il pubblico;
- Formazione specifica del personale sulla gestione dei conflitti e delle situazioni a rischio;
- Campagne informative per sensibilizzare sull’importanza di un ambiente di lavoro sicuro;
- Presenza di un numero adeguato di operatori per garantire la sicurezza;
- Procedure chiare per l’intervento delle forze dell’ordine in caso di emergenze.
Organismi come Stillab offrono supporto specialistico alle aziende per l’analisi e la gestione del rischio aggressione, fornendo formazione e strumenti per una risposta efficace e tempestiva.