Saper individuare i dettagli in busta paga, quindi anche i giorni di permesso retribuiti per lutto è fondamentale per i propri diritti.
Spesso i lavoratori non conoscono tutti i dettagli che sono garantiti dalla legge e resi quindi disponibili da contratto e per questo non avanzano alcuna richiesta in merito. Per tale motivo è importante non solo capire bene come funziona e quanto riportato in busta paga ma anche leggere con attenzione tutto per poter, di volta in volta, effettivamente avere un riscontro di ciò che resta e ciò che si può ancora utilizzare.
Ci sono situazioni diverse quindi in alcuni casi le differenze sono date dalla formula contrattuale, dal tipo di mansione svolta ma ci sono delle regole che valgono per tutti e che sono introdotte nei contratti nazionali e che devono essere quindi applicate dalle singole realtà.
Giorni di permesso per lutto in busta paga: come funzionano
I giorni di permesso per lutto sono delle assenze giustificate da lavoro che sono determinate dalla legge in materia. Questi valgono sia per i dipendenti pubblici che privati e consentono di vivere il momento difficile e quindi di essere presente non solo al funerale ma anche avere degli attimi personali per poter gestire tutta la situazione.
Si tratta di permessi retribuiti che non vengono scalati dagli altri ma sono da considerare a parte. La richiesta può essere fatta al datore di lavoro con una lettera, una PEC o personalmente in ufficio quindi facendo presente quanto accaduto. Generalmente viene fatta di persona o a mezzo mail, per avere un riscontro scritto di quanto accaduto e di quanto si chiede. Ovviamente in molti casi dipende dal grado di parentela, il permesso si applica per un permesso retribuito che si attiva se il parente è prossimo.
In alcuni casi può essere richiesto il certificato di morte o una dichiarazione firmata e autocertificata in cui si attestano i dati e quanto accaduto. Secondo i contratti nazionali il lavoratore ha diritto al permesso per coniuge, convivente e parente prossimo entro il secondo grado e solitamente questo si applica nella misura di 3 giorni lavorativi all’anno. Talvolta questi si possono applicare anche in caso di infermità grave.
La legge stabilisce i 3 giorni in totale nell’anno lavorativo, quindi è chiaro che se si utilizza questo diritto per una perdita e ne avviene un’altra successivamente, bisognerà procedere scalando i giorni di permesso da quelli disponibili o le ore, in base a quanto necessario.