Anche l’assegno di inclusione può essere sospeso, ad averlo confermato l’Inps che spiega i 4 motivi che possono portare a questo risultato.
L’assegno di inclusione viene riconosciuto dal primo giorno di Gennaio 2024, si tratta di una misura economica di sostegno e di inclusione sociale e professionale. Per poterla ottenere si deve rispondere ad un certo numero di requisiti: residenza, cittadinanza e soggiorno.
A questo poi si deve anche aggiungere il requisito reddituale del beneficiario e del suo nucleo familiare, il tutto stabilito anche dalla presentazione dell’ISEE. Ebbene, la domanda che è stata presentata entro il 31 Gennaio, potrà essere visualizzata, insieme alla sua risposta nel portale istituzionale dell’Inps.
Proprio sul portale il beneficiario potrà scoprire se la domanda è stata accolta, posta in evidenza o respinta o messa in sospensione per una necessità di un supplemento istruttorio. Nel caso in cui la domanda, anche per una eventuale difformità con l’ISEE risulta non valida, il richiedente riceverà una specifica comunicazione e avrà 60 giorni per integrare la documentazione, colmare le omissioni oppure ripresentare una nuova DSU.
Assegno di inclusione, ecco perché l’Inps sospende la domanda
Quindi, una volta capito a che cosa serve l’assegno di inclusione e quali possono essere i cavilli che si possono incontrare nel corso della procedura, il particolare da tenere a mente ha a che fare con la sospensione. L’Inps potrebbe infatti procedere a mettere in pausa la domanda.
Ma quali sono i motivi che possono portare a questo risultato, cosi come si legge sulla pagina social del sito: incongruenza tra #DSU e stato di famiglia; situazione di svantaggio; richiesta di un supplemento sui requisiti reddituali; presenza di una persona disabile nel nucleo familiare. Nel caso in cui si andasse incontro alla sospensione, ci sta da tenere conto che le domande saranno, allo stesso modo poi lavorate decorsi 60 giorni dall’inizio del provvedimento.
“In particolare, in base al principio del silenzio assenso, qualora entro il predetto temine, la condizione di svantaggio non sia certificata dall’amministrazione preposta alla verifica, l’INPS sarà tenuta a considerare la domanda accolta e a procedere al pagamento” questo si legge nel sito ufficiale.
Infine, una curiosità in più, per quello che concerne le domande che vengono respinte, è possibile presentare una istanza di riesame, entro trenta giorni dalla comunicazione del provvedimento o dal ricordo giudiziario. Il tutto può essere fatto direttamente sul sito dell’Inps., tramite l’apposita sezione.