Come va diviso l’arredamento della casa coniugale dopo il divorzio: quello che devi sapere

Una volta arrivati al divorzio, cosa si fa con gli arredi della casa coniugale? Ecco cosa è necessario fare per evitare problemi.

Il momento del divorzio rappresenta sempre un grande dolore, soprattutto perché spesso si è fatto il possibile per salvare l’unione, in modo particolare per evitare che i bambini ne possano soffrire.

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Trovare un accordo quando si decide di separarsi non è semplice (Giustiziagiusta.info)

A questo si aggiungono anche le numerose questioni burocratiche che si devono affrontare, a partire dal tentativo di trovare un accordo che possa andare bene per entrambe le parti. In molti casi questo finisce per essere modificato più volte, fino al giorno in cui si arriva all’udienza che sancisce la separazione.

Tra le situazioni che possono generare problemi c’è quella relativa alla casa coniugale, che uno dei due è inevitabilmente destinato a dover lasciare nonostante possa essere un ambiente a cui è ancora legato. Nella maggior parte dei casi questa spetta alla donna, ma è necessario capire come si debba procedere alla suddivisione dell’arredamento, che non va sempre a uno dei due.

L’arredamento della casa coniugale dopo il divorzio va diviso

Chi non ha mai avuto esperienza con un divorzio potrebbe non essere a conoscenza di come ci si debba muovere per poter tutelare se stessi, per questo non può che essere necessario essere supportati da un buon avvocato. Questo può essere davvero rassicurante nei momenti più difficili, ma allo stesso tempo può essere determinante se si ha a che fare con un ex che ha pretese maggiori rispetto a quanto dovuto.

Spesso si tende a pensare che la persona a cui viene assegnata la casa coniugale, in genere la donna, possa ritenersi proprietaria anche dell’arredamento presente all’interno. In realtà, non è esattamente così, o meglio molto dipende da come si è agito durante il matrimonio.

Cosa si fa con gli arredi della casa coniugale dopo la separazione?
Cosa si fa con gli arredi della casa coniugale dopo la separazione? (Giustiziagiusta.info)

A livello giuridico il giudice dispone che la persona a cui è stata assegnata l’abitazione possa ritenersi proprietaria anche degli arredi. L’unica eccezione a livello normativo è rappresentata dai beni strettamente personali del coniuge o convivente non assegnatario. Se qualcosa quindi è stato acquistato con il suo denaro o era già da prima di sua proprietà, è più che naturale riaverlo indietro.

Un’ulteriore precisazione arriva poi dall’articolo 514 c.p.c., che fa riferimento ai beni impignorabili. In questa categoria possono rientrare la biancheria, i letti, i tavoli per la consumazione dei pasti con le relative sedie, l’anello nuziale, i vestiti, la biancheria, i letti, i tavoli per la consumazione dei pasti con le relative sedie, i fornelli e gli armadi guardaroba.

Trovare un accordo è fondamentale

Chi arriva a un divorzio nella maggior parte dei casi non può che augurarsi che questo possa avvenire senza eccessive recriminazioni tra le parti, ma anzi prendendo atto che il matrimonio sia finito e cercando così di stabilire un rapporto il più possibile civile. Nonostante i buoni auspici, però, non sempre è possibile, anzi è proprio quando si deve parlare della suddivisione dei beni e di stabilire l’entità dell’assegno di mantenimento che può emergere uno spirito di rivalsa da parte di chi non voleva che l’unione potesse finire.

E’ proprio per questo che diventa determinante capire come si debba agire anche nella suddivisione dei beni mobili che non sono compresi nel processo di assegnazione. Qualora siano stati acquistati durante il matrimonio e si sia in regime di comunione dei beni, questi vanno divisi. Se invece si è optato per la separazione dei beni, questi andranno al legittimo proprietario (il principio vale anche se l’acquisto è stato effettuato prima del matrimonio).

Per chi invece è in regime di convivenza more uxorio, i mobili rimangono nella disponibilità di chi è proprietario.

Se anche questo dovesse essere fonte di litigio, non resta che rivolgersi a un giudice che provvederà a mediare e a stabilire come ci si debba muovere.

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