Le tempistiche e l’importo della pensione variano a seconda di diversi fattori. Ma esiste un trucco per scoprire quando smettere di lavorare.
Attualmente, l’età richiesta per la pensione di vecchiaia è 67 anni, ma esistono anche degli strumenti che consentono di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro. In media, gli italiani accedono al pensionamento tra i 60 e i 68 anni. In alcune ipotesi, tuttavia, è richiesta un’età anagrafica pari addirittura a 70 anni.
![calcolo pensione](https://www.giustiziagiusta.info/wp-content/uploads/2024/03/uomo-dubbioso-giustiziagiusta.info-12032024.jpg)
Ovviamente l’età influisce, insieme all’ammontare dei contributi accumulati, sull’importo dell’assegno pensionistico. In pratica, più è bassa l’età anagrafica e contributiva, minore sarà la pensione. Scopriamo, a seconda dei metodi offerti dal sistema previdenziale italiano, quando è possibile abbandonare il mondo lavorativo e quanto si percepisce.
Età pensionabile: in che modo influisce sull’ammontare dell’assegno previdenziale?
Chi non vuole attendere la maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contribuzione) può usufruire della pensione anticipata, con 42 anni e 10 mesi di contributi (se uomo) o 41 anni e 10 mesi (se donna).
![metodi per calcolo pensione](https://www.giustiziagiusta.info/wp-content/uploads/2024/03/uomo-effettua-calcoli-giustiziagiusta.info-12032024-1024x683.jpg)
I cd. contributivi puri, ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi dal 1996, hanno a disposizione la pensione anticipata contributiva, accessibile a 64 anni di età e 20 anni di contribuzione. È, però, richiesta una prestazione pari almeno a 3 volte l’Assegno sociale (ossia 1.325 euro netti al mese). Per le donne il requisito scende a 2,8 volte l’Assegno sociale, se hanno un solo figlio, oppure a 2,6 volte, se hanno due o più figli.
Un’altra misura che permette l’uscita anticipata dal mondo lavorativo è Quota 103, per la quale sono richiesti 62 anni di età e 41 anni di contributi. I beneficiari, però, sono costretti al ricalcolo contributivo dell’assegno spettante.
Ricordiamo che per il biennio 2024-2025 è stata introdotta, in via sperimentale, la cd. pace contributiva. Possono usufruirne i lavoratori che ricadono interamente nel sistema di calcolo contributivo, perché hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996. Lo strumento permette di sanare eventuali buchi contributivi, come quelli di aspettativa e inoccupazione.
Per quanto riguarda, infine, gli importi delle pensioni, la situazione varia a seconda che il contribuente sia un lavoratore dipendente o autonomo. Per i dipendenti, non esistono differenze rilevanti tra uomini e donne, ad eccezione dell’età in cui si può accedere alla pensione anticipata ordinaria (agli uomini serve un anno in più).
Per i lavoratori autonomi, invece, l’ammontare della pensione oscilla tra il 50% e l’80%, sia per gli uomini sia per le donne. Questa variabile è causata dal valore inferiore del montante contributivo rispetto ai dipendenti.