Pignoramento dei beni trasferiti all’ex coniuge: attenzione a non cadere nella trappola

Attenti a non cadere nell’insidiosa trappola del pignoramento dei beni. La verità che, probabilmente, non vi aspettate.

I beni trasferiti all’ormai ex coniuge possono essere oggetto di pignoramento oppure no? Ecco cosa prevede la normativa vigente e come comportarsi per evitare di imbattersi in spiacevoli situazioni.

Pignoramento dei beni trasferiti all'ex coniuge: l'errore da evitare
Pignoramento dei beni trasferiti all’ex coniuge: attenti alla trappola (Giustiziagiusta.info)

Mobili ed elettrodomestici per la casa, auto, cibo e chi più ne ha più ne metta. Sono davvero tantissime le cose da pagare e per cui tutti quanti dobbiamo mettere inevitabilmente mano al portafoglio.

Peccato che i soldi a nostra disposizione non siano illimitati e per questo motivo può capitare a tutti di non avere abbastanza liquidità per fronteggiare le varie spese. A peggiorare la situazione, poi, i preoccupanti aumenti dei prezzi a cui, purtroppo, non corrisponde un adeguato aumento degli stipendi. Una situazione difficile da gestire, che può portare molte persone ad accumulare dei debiti.

Pignoramento dei beni trasferiti all’ex coniuge, attenzione a non cadere nella trappola: cosa si rischia

Nel caso in cui non si riesca a restituire gli importi ottenuti, il debitore rischia di fare i conti con situazioni alquanto spiacevoli come ad esempio il pignoramento. Proprio al fine di ovviare a tale problematica, alcuni potrebbero pensare di mettere in atto delle strategie ad hoc. Basti pensare a tutti coloro che inscenano un finto divorzio e intestano tutto all’ex coniuge. Il tutto con la chiara volontà di impedire al creditore di trovare qualcosa su cui poter soddisfare il proprio credito.

Pignoramento dei beni trasferiti all'ex coniuge: l'errore da evitare
Pignoramento dei beni trasferiti all’ex coniuge: cosa prevede la normativa vigente (Giustiziagiusta.info)

Ma tale stratagemma funziona davvero? Ebbene, almeno in teoria la risposta è negativa. La normativa, infatti, tende a tutelare i creditori. Quest’ultimi possono agire in giudizio per chiedere di rendere inefficace il trasferimento dei beni all’ex coniuge del debitore.

Tutto ciò però è possibile soltanto in determinate circostanze. In particolare, se la separazione ha luogo dopo la contrazione del debito, allora il creditore può chiedere l’intervento del Tribunale per avvalorare la tesi che la separazione sia volta solamente ad evitare il recupero del credito.

Questa azione, denominata azione revocatoria, deve essere effettuata entro massimo cinque anni dal momento in cui viene trascritta la sentenza di separazione. Non sono previsti limiti temporale nel caso in cui si dimostri che la separazione è simulata. Ovvero, in genere avvalendosi del lavoro di un investigatore privato, il creditore dimostra che la separazione è solo formale. La coppia, in realtà, continua a vivere sotto lo stesso tetto.

Ma non solo, si ricorda che per evitare il pignoramento è fondamentale che il debitore si separi dal coniuge prima che venga portato a termine il contratto da cui deriva il debito. L’unica strada valida da seguire, nel caso in cui si temano le conseguenze di eventuali debiti, è quella di intestare i beni al coniuge in regime di separazione dei beni.

In quest’ultimo caso, infatti, il coniuge che non ha debiti non deve temere alcun pignoramento. Non è comunque valido chiedere la separazione dei debiti quando già si è contratto il debito. Anche in tale circostanza, infatti, il creditore può optare per l’azione revocatoria. In quest’ultimo caso possono essere pignorati i beni di entrambi i coniugi.

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