Le cartelle esattoriali per forza di cose sono la croce di milioni di contribuenti. C’è chi, infatti, ha numerose cartelle che non riesce a pagare, e finisce dentro i provvedimenti di pignoramento e fermo amministrativo. Poi c’è chi ha già provveduto a rateizzare le cartelle, ed ogni mese deve versare ciò che è previsto dal piano di dilazione.
Infine, ci sono i contribuenti che hanno deciso di aderire alla cosiddetta definizione agevolata delle cartelle. Si tratta della famosa rottamazione quater, che è una misura da prendere con le molle anche dopo aver iniziato a versare le rate trimestrali previste. I rischi sono sempre tanti. E sulle cartelle esattoriali, ecco la nuova scadenza che i contribuenti devono segnare sul calendario.
Cartelle esattoriali, ecco la nuova scadenza del 31 maggio: cosa succede a chi non paga
Chi ha aderito al piano di rateizzazione con annesso sconti e tagli sul dovuto previsti dalla rottamazione, il 31 maggio deve tornare alla cassa. Infatti, scade la quarta rata della rottamazione. E per come funziona la misura, è una scadenza fondamentale. Dopo le prime tre rate, ovvero dopo le due del 2023 (ottobre e novembre) e dopo quella di febbraio 2024, ecco arrivare l’altra scadenza. Il 31 maggio 2024 scade la quarta rata della rottamazione. Che per importo è pari a quella di febbraio. Infatti, la definizione agevolata delle cartelle esattoriali prevedeva due rate pari al 20% totale del debito ad ottobre e novembre 2023, e le altre tutte di importo pari al 5% del debito. Quindi, entro il 31 maggio va pagata la quarta rata. Anche considerando i 5 giorni di tolleranza previsti che possono essere utilizzati a chi non riesce a far fronte alla scadenza il 31 maggio. Ma far passare la scadenza e i 5 giorni di tolleranza, espone i contribuenti ad un vero e proprio pericolo.
Cosa accade a chi non versa le rate della rottamazione in tempo utile
Il contribuente che per qualsiasi motivo lascia decorrere i termini per pagare questa quarta rata perde la rottamazione. In altri termini decade dal beneficio. E di conseguenza, il contribuente tornerà a dover versare l’ammontare originario del debito, comprese sanzioni e interessi. ma sempre al netto delle tre rate che ha già pagato. Per esempio, un contribuente con un debito totale di 20.000 euro, da cui ha ottenuto un debito rottamato da 15.000 euro, rischia di perdere notevoli benefici. Se per esempio ha già versato 3.000 euro con le prime due rate e 750 euro con la terza, vedrà salire il residuo dovuto. Perché il debito rottamato è sceso a 11.250 euro, ma per esempio, i 5.000 euro di sconto rispetto al debito originale torneranno ad essere dovuti, riportando il debito a 16.250 euro ed oltre. E naturalmente partiranno le procedure di esecuzione forzata bloccate dall’adesione alla rottamazione. Partiranno quindi eventualmente i provvedimenti di fermo amministrativo dei veicoli e di pignoramento.