I mercati finanziari sono notoriamente ricchi tanto di rischi quanto di opportunità di investimento. In gergo si suol dire che non ci sono pasti gratis, espressione perfetta per dire che in base al ‘pericolo’ che si è disposti a correre e tollerare ci sono dei potenziali ritorni associati.
Gli investimenti in titoli di Stato rientrano nel perimetro del c.d. reddito fisso e sono notoriamente tra quelli a rischio contenuto. L’emittente s’impegna al rimborso del capitale a scadenza e a corrispondere un dato interesse periodico. Quest’ultimo può essere fisso e costante, crescente o decrescente oppure variabile. Ad esempio il BTP Valore è di tipo step-up, ossia fisso e crescente all’aumentare del tempo.
Questo BTP prezza sotto cento e rende il 5% lordo complessivo in appena un anno e mezzo
Ovviamente il fatto che si tratti di titoli del reddito fisso non vuol dire che siano in assoluto privi di rischi. Tra questi vi rientrano, per esempio, il rischio tassi di interessi, oppure il rischio rendimento reale (quando l’inflazione è maggiore al tasso lordo e netto nominale offerto). Ancora, pensiamo al rischio emittente, espresso tramite il rating assegnato al debitore da apposite agenzie internazionali.
Il rischio tassi è sicuramente quello più preoccupante quando il bond in portafoglio è di lunga durata (idem quella residua). La cosa è vera soprattutto se l’acquisto è avvenuto in un’epoca in cui i tassi di mercato erano al lumicino e la cedola nominale molto striminzita. Le cose peggiorano poi se il rating emittente non è dei più solidi in assoluto. In tal caso bisogna prepararsi a notevoli escursioni di prezzo sul mercato secondario nel corso della vita del titolo.
Il BTP in scadenza il 1° dicembre 2026
In questi casi se non si vogliono correre rischi inutili, o non si è certi di portare a termine l’investimento, meglio optare per un bond di breve termine. Oppure su uno strumento a tassi fissi e costanti e a capitale nominale garantito anche prima del termine come i buoni postali o i conti deposito, per esempio. Prendiamo il caso del BTP con ISIN IT0005127086, emesso il 1° settembre del 2015. Bene, questo BTP prezza sotto cento e rende il 5% lordo complessivo in appena un anno e mezzo. Procediamo con ordine.
L’obbligazione ha una cedola lorda annua del 2,00%, l’1,75% netto, con date di pagamento al 1° giugno e 1° dicembre. La scadenza e il rimborso finale del prestito sono fissati per il 1° dicembre 2025, per cui la durata residua è di circa 1,52 anni. Al tempo dell’articolo il bond prezza sul MOT a 98,02 centesimi, sotto cento, per un rendimento netto annuo intorno al 2,94%. Alla luce di questi dati, quindi, il rendimento totale lordo è di poco oltre il 5,1%, cioè quasi il 4,5% netto (di sola ritenuta) complessivo.