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Rieccoli: i Vescovi voglio un loro partito
E’ dato oramai per sicuro che l’apparato organizzativo cattolico tornerà a mettere in piedi un partito che ne esprima principi… Leggi tutto -
Forse litigano per tranquillizzarci
La lite, oramai cronica tra Cinquestelle e Salviniani non accenna a placarsi né sembra che una soluzione comune stia per… Leggi tutto -
Conoscere per deliberare
di Giovanni Di Carlo Ho cominciato ad ascoltare Radio Radicale all’età di sette anni. Mio padre, accompagnandomi a scuola ogni… Leggi tutto
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Liberale, n. 6
LA CASETTA IN CANAPA
di Giovanni Di Carlo
Dalla mezzanotte del 17 ottobre scorso, è ufficialmente entrata in vigore la legge, già approvata qualche mese prima, che prevede la piena legalizzazione della cannabis in Canada. Il testo introduce, infatti, la possibilità — per i soli maggiorenni — di acquistare sino a trenta grammi di marijuana e di coltivarne in casa fino a quattro piante, riconoscendo inoltre la facoltà di ogni singola provincia di adottare provvedimenti ed eventuali restrizioni sulle vendite.
Nel giugno scorso, quando il Parlamento diede il via libera all'approvazione della norma, il Primo Ministro, il liberale Justin Trudeau, ne enfatizzò lucidamente l’importanza, sottolineando come una nitida ed incisiva regolamentazione dell’accesso alla cannabis avrebbe «tenuto la sostanza lontana dalle mani dei bambini e sottratto profitti alle organizzazioni criminali, unici venditori della sostanza».
Les jeux sont faits. In una manciata di parole, Trudeau delineò il profilo dei due principali fattori in considerazione dei quali risulterebbe alquanto complesso non riconoscere il pieno fallimento delle politiche proibizioniste, tristemente sostenute — ancora oggi — dal nostro Ministero dell’Interno.
Non traspaiano, però, in questi termini, volontà di paragone.
Il coraggio di parlare fuori dai denti — o meglio, dalle fauci — ammettendo che le narco-mafie siano le uniche a trarre vantaggio dal bigotto e confessionale regime italiano, non riguarda certo Matteo Salvini. Nella sua fumosa visione della realtà, l’obiettivo del “vice-presidenzialismo perfetto” all’italiana è rappresentato dalla spietata repressione degli infinitesimali fenomeni di spaccio, incarnati da mere e semplici pedine, la cui presenza è indice di un già conseguito guadagno da parte di coloro che lo Stato sarebbe realmente tenuto a combattere. D'altronde, la propensione a mostrare le grinfie ai più deboli, lucidando il carro del vincitore, rimane il più eminente tratto distintivo del governo giallo-verde. Non v'è la benché minima speranza circa il fatto che il Ministro possa trarre insegnamento dall'esempio fornito dal Canada e dagli stati americani che nel novembre del 2016 legalizzarono, a scopo ricreativo, la marijuana durante l'election-day.
Non è, Salvini, con esercito e bastonate che si battagliano le narco-mafie.
Questa non è legalità, ma becera e medioevale esecrazione.
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Roma: stato di emergenza stradale
Nel mio libro “C’era una volta Montecitorio” potrebbe essere aggiunto un capitolo che richiederebbe, però un lavoro di archivio con un materiale sterminato e, comunque, per non lasciar fuori la parte più succosa e, per chi sappia divertirsi, avrebbe dovuto “sconfinare” per comprendere un’epoca ben al di là del periodo che è oggetto di quello scritto, cioè quella attuale. La storia degli emendamenti. Ero ancora studente di giurisprudenza quando mi balenò per la testa l’idea di un’opera che non ho… Leggi tutto
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